BENVENUTO-KARIBU SANA, MACHARIA!
Grande festa ad Iriamurai e all’interno del BoF team! Il nuovo volontario, Michele, volato dall’Italia in Kenya appena due mesi fa, ha ricevuto, questa settimana, il suo nome locale: Macharia, “Colui che cerca”.
Come forse avrete già letto in post precedenti, in Kenya c’è questa tradizione di affiancare al nome cristiano (John, Susan, Alex, ecc.) un nome locale, il cui significato rimanda ad aspetti naturali, come animali e ambiente, o a particolari lati del carattere. Da qui questi “cognomi” così carichi di significato e personalizzanti, come Njeru (amante della pace), Mwenda (amato), Kagendo (camminatrice), ma anche Munyi (rinoceronte), Nyaga (struzzo), Mati (foglia).
Il nome locale, o come riconoscersi attraverso l’Altro
Questa tradizione locale, tuttavia, non è confinata al solo popolo kenyano, perché può essere estesa anche agli stranieri che vivono con la comunità per un periodo di tempo non trascurabile. Anche i volontari italiani sono stati così battezzati ed hanno ricevuto il loro nome. Per i “vecchi” arrivati a novembre, sono stati scelti Wakio (grande lavoratrice) per Lavinia e Mutugi (persona generosa) per Gabriele. E così, il 2 agosto, anche il nuovo arrivato, Michele, ha ricevuto dalla comunità il suo nome kenyano, Macharia, “colui che cerca qualcosa”. Si è trattato di una festa molto importante, in cui è stato sottolineato al battezzato la sua nuova nascita, sentendo come una parte di sé agganciare questo luogo e diventarne parte.
Non è sempre facile, in Kenya, approfondire alcuni aspetti culturali della comunità, perché tanti sono i tabù e le regole da rispettare. Questo particolare aspetto, però, ci è permesso viverlo in prima persona, ed è abbastanza emozionante e anche un po’ sconvolgente, visto che la comunità ti affibbia dei nomi così calzanti e adatti alla tua indole che sembra ti conoscano da tutta la vita!
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