Il fascino del Monte Kenya
Una montagna sacra, l’acqua che rende vitali le sue pendici, piantagioni di tè dal colore verde chiaro splendente che fa bene agli occhi: il monte Kenya. E’ il riferimento per le popolazioni locali, indiscusso protagonista di molte storie delle culture e delle religioni originarie. Non è lontanissimo da Iriamurai, dove vivono e operano le nostre volontarie.
È la più alta montagna del Paese e la seconda più alta dell’Africa dopo il Kilimangiaro. Con i suoi 5.199 metri di altezza, è visibile dalle regioni circostanti, e non fa eccezione la città di Embu dalla quale, nei giorni di cielo limpido, il monte si ammira in tutta la sua maestosità. Si tratta però di un evento molto raro.
Le vette sono infatti quasi sempre circondate da nubi: la pioggia che le bagna è il segreto della fertilità della terra che lo circonda.
A motivo di questo, è fortemente aumentata la popolazione locale e tante famiglie si sono dovute spostare in zone prima disabitate, benché inospitali e aride, come Iriamurai o Mutuobare. Anche per questo è necessario garantire l’approvvigionamento d’acqua in queste aree.
Ed è grazie al senso del mistero che circonda queste cime che, probabilmente, i Kikuyu, l’etnia predominante intorno al monte, considerano la montagna sacra ed abitata dal dio Ngai nelle sue visite terrestri e che la montagna stessa sia il trono di Ngai sulla terra. Per questo motivo i kikuyu costruivano le loro case con le porte rivolte verso la montagna.
Una curiosità sul nome della montagna: il nome Kikuyu del monte è Kirinyaga, che rimanda al piumaggio nero o grigio-brunastro con macchie bianche di uno struzzo. Questo nome, tradotto nella lingua Kamba, kĩrĩnyaga, si presenta come ki nyaa. Ed è questo il nome che Ludwig Krapf ha udito quando nell’800 è stato uno tra i primi europei ad avvistare la montagna da Kitui, regione abitata dai Kamba. Egli registrò la parola così come la udiva, Kenya, dando così il nome non solo alla montagna, ma al Paese intero.
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