La solidarietà non è ancora un reato
Di fronte al grave episodio di Trieste, FOCSIV e ACCRI denunciano e rilanciano l’Appello ai rappresentanti europei ed italiani ad assumersi la responsabilità politica delle migrazioni.
“L’irruzione della polizia nella abitazione privata di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, sede dell’associazione Linea d’Ombra ODV che assiste i migranti che arrivano a Trieste attraverso la rotta balcanica, il sequestro dei libri contabili, dei telefoni e di altro materiale e l’imputazione di favoreggiamento della immigrazione clandestina sono un’aggressione e un insulto tutto il mondo del volontariato e al modello civile e pacifico di convivenza, costruito giorno per giorno in questi anni dalla cittadinanza attiva.Un gesto senza senso se non quello di voler umiliare e intimidire coloro che sono impegnati a dare ascolto a coloro che arrivano dalla Rotta balcanica, curando le piaghe dei piedi, offrendo scarpe, vestiti e cibo a chi ne ha bisogno per sopravvivere. – ha esordito Nives Ceppa Degrassi, presidente ACCRI, ONG socia FOCSIV – Ma la solidarietà non è ancora un reato, tanto più in una città come Trieste crocevia dei popoli europei. Qui l’Europa si incontra da secoli con l’Oriente, dove per anni l’accoglienza di chi arriva in città da luoghi più o meno lontani, gli ultimi in ordine di tempo gli slavi scappati dalla guerra dell’ex-Jugoslavia, è un sistema che prevede interventi di assistenza nei percorsi di integrazione, di affiancamento e potenziamento per l’inclusione di questi nuovi cittadini.”
A fronte di quanto sta accadendo sulla Rotta balcanica e prima che i riflettori dei media volgano l’interesse verso altre aree del mondo FOCSIV insieme al Socio IPSIA – Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli, che operano lungo quella tratta a fianco alla Caritas e altre ONG, hanno lanciato un Appello ai rappresentanti europei ed italiani, compresi i vertici dei partiti politici del nostro Paese. L’Appello chiede di porre in atto un approccio sistemico d’area con progetti a medio lungo termine, con la realizzazione di strutture permanenti, con adeguati standard di sicurezza, e con programmi scritti con le Istituzioni e le comunità locali, rafforzando il Welfare di queste ultime. Soprattutto si chiede all’Unione Europea di assumersi la responsabilità di una politica più coraggiosa sulle migrazioni, che abbia al centro il rispetto dei diritti umani.
“Ribadiamo la nostra contrarietà e la nostra indignazione per quanto si è verificato a Trieste: l’imputazione del reato di favoreggiamento di immigrazione irregolare per scopo di lucro è un atto contrario di per sé ai principi sui quali si fondano il rispetto dei Diritti Umani e la nostra Costituzione. Condanniamo questa incursione come un atto di violenza gratuita nei confronti di si impegna in azioni concrete di solidarietà e di umanità a fronte di una insensibilità e incapacità Istituzionale manifestata in questi anni da parte di chi potrebbe e dovrebbe trovare soluzioni positive, e non repressivo, alla questione delle migrazioni. – ha dichiarato Ivana Borsotto, presidente FOCSIV – E’ doveroso, nell’immediato, intervenire con gli aiuti materiali e con i corridoi umanitari organizzati e contro le violenze alle frontiere, ma non è sufficiente. C’è la necessità di un intervento più strutturato, nel caso della Rotta balcanica, realizzato con luoghi di accoglienza e sosta dotati di servizi igienici con allaccio ad acqua, luce e gas che possono servire anche le comunità locali, in realtà rurali in tanti casi povere e marginali. Non possiamo infatti non tener conto che tutte le comunità che vivono in tutta l’area sono ancora provate, economicamente, psicologicamente e politicamente, dal drammatico conflitto degli anni ’90.”
L’Appello di FOCISV e IPSIA, rivolto ai rappresentanti europei e italiani e a tutti i cittadini responsabili, chiede all’Unione Europea il dovere di assumersi la responsabilità di una politica più coraggiosa sulle migrazioni, che abbia al centro il rispetto dei diritti umani, a partire dal superamento dei Regolamenti di Dublino e da procedure meno burocratiche per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. E ponga il rispetto, la pietas europea, a quei diritti che prevedano come condizione la partecipazione e l’ampliamento della sua comunità.
Anche da questo dipende il suo futuro.