L’esperienza di Davide all’Emporio della Solidarietà
Il nostro volontario Davide sta svolgendo parte del suo Servizio Civile presso l’Emporio della Solidarietà della Caritas. E’ Davide stesso a raccontarci con le sue parole questa realtà e le sue considerazioni al riguardo.
L’Emporio della Solidarietà di via Chiadino 2 a Trieste nasce da un’esigenza emersa nel 2010 da parte dal centro d’ascolto Diocesano della Caritas che aveva accolto un sempre maggior numero di richieste d’aiuto alimentari da parte di famiglie appartenenti alla cosiddetta “working poor class”, cioè persone i cui stipendi non riescono a garantire sicurezza economica e che spesso si trovano in difficoltà a pagare affitto, bollette e appunto la spesa. La Caritas ha deciso quindi, seguendo l’esempio di altre attività simili già iniziate in altre parti d’Italia, di fornire un’alternativa ai già presenti sistemi d’aiuto, quali per esempio i buoni spesa o il Refettorio, prevalentemente rivolto a persone senza alcuna fonte di reddito, e allo stesso tempo intraprendere la lotta contro lo spreco alimentare.
Individuato un locale adatto ad ospitare questo progetto, la Caritas ha preso contatto con varie associazioni e supermercati per assicurarsi fonti di approvvigionamento, principalmente cibi freschi o di prossima scadenza che altrimenti sarebbero stati destinati allo smaltimento. Le principali realtà che collaborano sono la Fondazione CRTrieste, il “Progetto Siticibo” dell’Associazione Banco Alimentare del Friuli Venezia Giulia Onlus, il progetto “Buon Fine” del gruppo CoopAlleanza3.0 ed Eataly.
Ad oggi sono decine i supermercati sparsi su tutto il territorio di Trieste che partecipano settimanalmente alla raccolta di cibo, a cui si aggiungono diverse associazioni di volontariato e infine il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD). Più volte a settimana arriva frutta e verdura in grandi quantità che viene selezionata in modo da conservare soltanto quella ancora in buone condizioni, oltre a pane e vari prodotti freschi confezionati vicini alla scadenza che, dopo un esame sulla qualità, vengono ridistribuiti prima che ne avvenga il deterioramento.
L’Emporio, grande 250 m2, svolge la funzione di un piccolo supermercato nel quale è possibile trovare, oltre ai suddetti beni alimentari, anche capi di abbigliamento e generi di prima necessità, come i prodotti per l’igiene della casa e della persona. In aggiunta, da qualche tempo è previsto anche un servizio di spesa a domicilio per le persone che hanno difficoltà motorie.
Tutto il cibo che non viene utilizzato viene ridistribuito ad una rete di parrocchie che aiutano le persone indigenti del proprio quartiere. Infine, per non sprecare proprio niente, tutto il cibo che non è possibile recuperare viene donato a privati cittadini possessori di animali.
Il servizio dell’emporio è rivolto per lo più a famiglie con minori a carico in situazioni di temporaneo disagio, o persone invalide domiciliate nel territorio di Trieste. Il servizio, che viene svolto in sinergia con i servizi sociali del Comune, è inteso come aiuto limitato nel breve periodo, con l’intenzione di trovare poi altre soluzioni mirate a portare la persona a una propria indipendenza finanziaria.
Dalla sua apertura nel 2013 al 2018 l’emporio ha aiutato 4000 persone circa, 1448 nuclei familiari di residenti, per la maggior parte italiani ma anche di varie nazionalità, e persone over 65enni.
Agli utenti, che vengono segnalati dai Servizi Sociali o dalla rete Caritas, viene fornita una tessera con un definito numero di punti determinati in base ad una serie di criteri e che possono essere utilizzati con un limite del 50% a spesa per acquistare i vari prodotti che hanno “prezzi differenti”, in modo da favorire anche la libertà di scelta e garantire un percorso di indipendenza.
Uno dei temi principali che guida questo progetto è sicuramente la lotta allo spreco alimentare, che vede Caritas impegnata da anni e che rappresenta una sfida dal punto di vista sociale, economico ma anche e soprattutto ambientale.
La lotta allo spreco, fortemente connessa al tema della sicurezza alimentare presente nell’Agenda 2030 dell’ONU e ribadita più volte anche da Papa Francesco, è una delle principali sfide che ci troveremo ad affrontare nel prossimo futuro. Secondo i dati più recenti, un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, solo in Italia ne vengono buttate ogni anno 200000 tonnellate per un valore complessivo di 15 miliardi di euro, mentre nel mondo più di 820 milioni di persone soffrono la fame, numero che aumenta ulteriormente se si tengono in considerazione tutti coloro che hanno un regime alimentare scarso e insufficiente. La Caritas si è quindi impegnata con questo progetto a ridurre lo spreco, non soltanto attraverso il recupero, ma anche attraverso un’azione di sensibilizzazione nei confronti della comunità. Attraverso esempi come questo, è possibile ridurre lo spreco sul territorio, aiutare persone in difficoltà e creare un rapporto solidale per una comunità sempre più unita, e al contempo ottenere effetti positivi sull’ambiente.
Infine, c’è da notare come l’Emporio ha affrontato l’emergenza Coronavirus. I mesi del lockdown hanno fatto emergere diverse nuove difficoltà del sistema quali l’aggravarsi della situazione economica per alcuni nuclei familiari, le sopraggiunte difficoltà di accesso alla struttura e il reperimento dei prodotti. Tutto ciò ha portato a un aumento del 31% delle richieste d’accesso, circa un centinaio di persone; ma tutto ciò non ha affatto scoraggiato gli operatori della Caritas che hanno trovato in poco tempo soluzioni per affrontare l’emergenza: si è infatti attivato un servizio di consegna a domicilio per risolvere i problemi di accesso, mentre al posto della Raccolta Alimentare per L’Emporio che doveva svolgersi nelle giornate del 9 e 10 maggio sono stati istituiti dei carrelli fissi in alcuni supermercati di Trieste.
Come volontario in servizio civile a cui è stata data l’opportunità di poter lavorare insieme alla Caritas, trovo molto positivo questo progetto nel quale l’aiuto concreto alle persone coincide con la possibilità di combattere una lotta, quella contro lo spreco alimentare, che rappresenta una delle principali sfide per il prossimo futuro sia in ambito ambientale, sia umanitario.
Molto spesso usiamo un prodotto per soddisfare un nostro bisogno superfluo o gettiamo via del cibo che si potrebbe ancora mangiare perché non è in perfette condizioni: non ci rendiamo conto però sia delle conseguenze di quello che può sembrare un piccolo gesto, sia di quanto siamo fortunati a poter disporre di una tale libertà di scelta; al contrario, nel mondo, ci sono 820 milioni di persone che non hanno questa possibilità. Sarebbe quindi opportuno riflettere e agire, all’interno della nostra comunità: è all’interno di essa che possono avvenire i cambiamenti più importanti.