SQUATTERS: OCCUPAZIONE. DIRITTO O ABUSIVISMO?
Esiste in Kenya una realtà poco nota ai “non addetti ai lavori”, ma di fatto piuttosto diffusa anche nelle aree di intervento dell’ACCRI, ovvero tra Iriamurai e Mutuobare. Si tratta dei cosiddetti “squatters”, ovvero coloro che occupano abusivamente terreni di privati o appartenenti al governo. Nel caso del Mbeere South, in molti dei casi si tratta delle terre appartenenti all’ente TARDA (Tana and Athi River Development Authority), le cui funzioni e le responsabilità comprendono la pianificazione integrata e il coordinamento di tutti i progetti di sviluppo all’interno dei bacini del fiume Tana. Da anni si susseguono battaglie legali, ordini di sgombero e resistenza, e non è chiaro chi sia dalla parte della ragione. Da un lato, TARDA afferma il possesso delle terre, dall’altra gli abitanti si difendono rivendicando accordi poco chiari e l’occupazione delle terre da diverse generazioni (una sorta di usucapione). Alcune delle famiglie delle scuole in cui lavora l’ACCRI, così come alcune comunità dove si sono svolte ricerche per i progetti idrici, si trovano esattamente in questa situazione, e sono considerate economicamente instabili perché, da un momento all’altro, potrebbe essere loro richiesto di abbandonare la casa e di reinventarsi altrove. È difficile capire la situazione anche quando viene spiegata, raccontata dalle persone o dai giornali, e nemmeno il governo sembra avere il polso sugli eventi.
Una questione che sicuramente aggrava il problema è il caos che regna intorno al tema della proprietà in Kenya (l’equivalente del nostro catasto); un individuo infatti deve pagare per poter verificare la proprietà di un determinato lotto di terra, ma anche per avere una copia dell’atto di proprietà, e vige una diffusa inconsapevolezza dell’importanza di tali documenti. Lo confermano le nostre volontarie, che si sono trovate a scontrarsi con tale sistema durante gli studi dei pozzi da riabilitare. Nessuno sa di chi sia un determinato terreno, si cedono porzioni di terra “sulla parola”, senza atti scritti, affidando la memoria agli abitanti dei villaggi, che non hanno documenti per dimostrare nulla. In un paese dove la burocrazia è lentissima e soffocante, sembra incredibile come una cosa così importante e vitale come la terra venga trattata con tanta leggerezza.
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